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Título: Myricae

Escritor(a): Giovanni Pascoli

Informações sobre a obra

Verbete

Myricae configura não somente a primeira coleção de poemas pascolianos, mas também a mais complexa no âmbito editorial, tendo despertado o interesse de filólogos e críticos em meio aos quais cabe destacar Giuseppe Nava, isto é, aquele responsável pelo principal volume crítico da antologia (1974). Sua tradição impressa compreende nove edições durante a vida de Pascoli, para além de outras doze, emitidas sempre por Giusti, e de publicações que, a partir do vigésimo primeiro número, são atribuídas à editora Mondadori. Apesar de, em 1890, no periódico de 10 de agosto da revista Vita Nuova, terem sido divulgados nove textos poéticos sob o mesmo título da coletânea, a primeira edição, com 22 composições, é reconhecida como sendo a de 1891, oferecida a Raffaello Marcovigi, amigo do autor, como presente de casamento. Desde então, a obra evidenciou mudanças sucessivas, passando a conter (I) 72 produções na segunda edição (1892), que, diferentemente da anterior, é dividida por seções; (II) 116 na terceira (1894), a qual, com um prefácio inédito, reforça o tom fúnebre do livro pela inserção de “Il giorno dei morti” em posição proemial; (III) 152 na quarta (1897), que exibe a quantidade absoluta de quinze seções; (IV) e 156 na quinta (1900), que apresenta o total definitivo de poemas (Júlia Bellei, 2023).

Referência

PASCOLI, Giovanni. Myricae. Florença, Itália: Giusti Editore - (FI), 1900.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Myricae

Myricae è una raccolta di poesie di Giovanni Pascoli, pubblicata in successive edizioni tra il 1891 e il 1911 (anno dell'edizione definitiva). L'opera rappresenta l'ultimo esempio di poesia lirica "classica" prima della stagione delle Avanguardie poetiche del Novecento. Il titolo della raccolta pascoliana deriva da una parte del secondo verso della IV Bucolica di Virgilio «(Non omnis) arbusta iuvant humilesque Myricae», cioè "(Non a tutti) piacciono gli arbusti e le umili tamerici". Questa frase è utilizzata dal Pascoli anche nell'epigrafe dei Canti di Castelvecchio e, in forma più completa (non omnis arbusta...) o insieme al verso precedente variamente "tagliato", come introduzione ad altre sue raccolte poetiche. Virgilio dice di elevare la sua poesia perché non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici. Ciò sta a significare che non a tutti piace una poesia semplice. Pascoli riprende questo verso per far intendere che la sua poesia è apparentemente semplice. Egli non usa solo analogie, ma troviamo una poesia fatta di oggetti (aratro, fiori, piccozza) in senso lato, di piccole cose. Per esempio la piccozza che riflette le stelle dell'universo. Come accaduto per altre grandi raccolte, a cominciare dal Canzoniere di Petrarca, essa si estende per quasi tutto l'arco della produzione poetica dell'autore, così che la storia compositiva di Myricae si può dire coincida con lo sviluppo stesso della coscienza poetica di Pascoli. Per queste ragioni, l'identificazione di una unità strutturale della raccolta non può essere che il risultato di una interpretazione che prenda in considerazione, accanto alla lettura dei testi, gli eventi e le esperienze psicologiche che segnarono l'esistenza del poeta.


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